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20/02/2024

Lullabier - Verità rivestite d'ombra remastered (W07)

Years ago, moving his first steps into the world of home recording, Lullabier recorded with very little means and in very low fidelity some demos of the songs that would later become "Verità Rivestite d'Ombra", his first album.
Those songs had been recorded again in a less amateurish way, and were released in 2011 by Silentes/Oltrelanebbiailmare.
Lately Andrea Vascellari (the Italian slowcore songwriter behind the moniker of Lullabier) found himself thinking about how that album would have sounded with less colorful - or more colorful, depending on the point of view - mastering, and this edition is the answer to that question. 

This remastered edition is available via Bandcamp and includes as bonus tracks the original demos.

Label under: #slowcore #dreampop #songwriter #minimalism

RIYL: Low, Codeine, Slowdive, Iron&Wine.

Links: http://www.lullabier.com | www.facebook.com/lullabiermusic

23/11/2020

"Mono/Stereo" reviews

C'è un aspetto duale che ha guidato la mano di Lullabier alla creazione del nuovo album. Il titolo Mono/Stereo è una sorta di metafora che allude alla dicotomia isolamento/condivisione, fatta teatro di percorsi drammaturgici che si dispiegano fra i languori e gli umori della ballata lirica dai tempi dilatati. Un labirinto di scorci contemplativi che al desiderio giustappongono la nostalgia, all'inquietudine l'afflato vesperale, alla solitudine il deliquio. La scrittura è rapita come un oratorio di rivelazioni notturne e sussurrate; emblematica la presenza fra gli ospiti di Edgardo Moia Cellerino (Le Masque) per il brano Soliloquio, gemma fra le gemme di un disco malinconico e sognante (Rockerilla)

Mai troppa fretta in Lullabier nel completare i suoi concept sempre coerenti, basti dire che "Mono/Stereo" arriva a sei anni dall'ultima raccolta di inediti "Osservazione rilassamento e assenza di giudizio", che peraltro era un CDR in 84 esemplari. Resta "Fitoterapia" ('14) l'album che meglio ha illustrato la peculiare vena compositiva di Lullabier, eretta su fondamenta slowcore e sulla scelta della nostra lingua, con cui ha costruito una discografia degna di nota che non teme la marginalità. L'iniziale Puzzle (che tratta del tentativo di mettere insieme i pezzi) dimostra uno spostamento verso una dimensione più cantautorale, in un lavoro che tiene fede al suo sottotitolo ("ovvero dell'isolamento e della condivisione"), una sorta di precisazione che è vezzo esplicativo che vuole meglio introdurre anche ai singoli brani che alternativamente affrontano i due stati emotivi. Vascellari nei testi ha in buona parte smussato certe spigolosità, da rimarcare la ballata di più chiara impronta folk Sedici (in cui si narra un episodio del passato), Indagine (in cui viene affrontato un tipo particolare di egoismo), che nelle liriche sottolinea l'ineluttabilità della solitudine ("se spossato rincaso indaghi sul mio viso, sospetti inquietudine nascosta in un sorriso, vuoi che condivida ogni ombra muta ma la malinconia è solo mia"), Sipario (che idealmente giunge ad una conclusione ("il rogo ha bruciato il tetto, ma almeno vedo le stelle che come un caldo lenzuolo si adagiano sulle spalle, nell'aria si dissolverà la poesia"), e soprattutto Trifoglio (che utilizza un motivo ricorrente nella poesia crepuscolare), che col suo "ripenso al giardino di fiori non colti, di vite accennate, di cose mai state" è strettamente collegata a Soliloquio (che andrebbe ascoltata prima di "Colloquio" dei Lei Masque), con la voce di Edgardo Moia Cellerino e il testo che è, come il pezzo della suddetta formazione milanese, tratto da "Un Giorno" di Carlo Vallini. (Blow Up)

Musica terapeutica, litanie acustiche, languidi riverberi, arpeggi sonnambuli. Non c’è modo migliore per inquadrare la produzione del cantautore veneto Lullabier – al secolo Andrea Vascellari – che la definizione che lui stesso ne dà. Andrea, almeno per quel che concerne il panorama musicale nostrano, è unico nel suo genere: non esiste infatti un altro slowcore-songwriter. L’ultimo lavoro a firma Lullabier, “Lost In Translation”, risale al 2016, ma era un disco di pezzi stranieri già editi e tradotti per l’occasione da diversi addetti ai lavori che collaborarono al disco. Qui siamo di fronte ad un vero long di inediti, espresso in forma di concept-album come i precedenti “Fitoterapia” (2012) e “Osservazioni rilassamento e assenza di giudizio” (2014). Sempre alla ricerca del cantautorato più minimale e – per questo motivo – d’impatto immediato, “Mono / Stereo” presenta un punto di rottura abbastanza evidente rispetto al recente passato, di natura prettamente musicale: meno folk, decisamente più acustica, un plus non da poco se si parla di concept. Andrea ha impiegato circa 5 anni, come lui stesso dice presentando il disco, a raggiungere questo equilibrio sonoro, frutto soprattutto dell’assemblaggio della musica e delle idee che in questo lustro hanno silenziosamente lavorato nella sua testa. Il filo conduttore dell’album è la contrapposizione tra isolamento e condivisione, un’alternanza sia concettuale che fisica, visto che una scelta stilistica ben precisa ha assegnato le tracce dispari al primo e quelle pari al secondo. Inutile ribadire, come fatto per tanti altri artisti usciti in questo periodo, quanto sia pertinente in questo periodo parlare di solitudine e di compagnia ritrovata. La struttura musicale poggia su basi semplici ma eterne: chitarra acustica, voce e pochi elementi intorno, che si alternano in vesti diverse e donano una convincente quadratura ai singoli pezzi e al disco nel suo insieme. Si parte con Puzzle, dove Andrea Da Ros si inserisce subito in modo preciso con la sua chitarra elettrica, creando una serie di suoni che fanno da tappeto al resto. In Sedici compare un pianoforte, in un finale in cui lo slow rallenta ulteriormente, fino quasi a fermarsi. Con Trifoglio sale di nuovo alla ribalta Da Ros, che tocca corde in grado di generare quasi voci in appoggio a quella di Vascellari. L’unico accenno di cassa si ha con Indagine, mentre Soliloquio è – grazie alla voce recitante di Edgardo Moia Cellerino dei leggendari Le Masque – un omaggio al poeta Carlo Vallini. Un omaggio ulteriore, perché Vallini era già stato celebrato dal duo Cellerino / Vascellari in “Soundtracks” (2019), disco del gruppo milanese pubblicato dalla stessa Oltrelanebbiailmare. Via del tutto l’elettricità, con Notturni alla chitarra acustica se ne affianca una classica, mentre il piano torna a fare capolino in O. O. B. E., unico pezzo in cui lo slow core accelera leggermente le battute. Le sei corde tornano ad elettrificarsi e a stendere una languida prateria intorno al binomio voce / chitarra acustica nelle conclusive Specchio e Sipario. Andrea dice di essere molto soddisfatto del lavoro svolto. Sente che le chitarre insieme hanno lavorato bene, che i suoi testi godono di una convinzione maturata in una lunga fase di studio e di esperienze e che, nel mezzo, la collaborazione con Cellerino ha dato i frutti sperati. C’è da essere d’accordo su tutta la linea: “Mono / Stereo” è un lavoro riuscito, dalle intenzioni alla messa in pratica. Gode di ottima produzione, di idee di fondo sostanzialmente valide e della capacità di essere sempre in carreggiata, senza mai dare l’impressione di perdere mordente o voler strafare. Peraltro, gli amanti del collezionismo saranno lieti di sapere che Oltrelanebbiailmare ha curato l’uscita di un compact disc in edizione limitata di 200 copie, con triplo digisleeve e sovracopertina in carta da lucido, con artwork curato da Stefano Gentile. Ad Andrea Vascellari come artista, nel 2020, va riconosciuto il merito di aver intrapreso una strada – ormai dieci anni fa – e di non averla più lasciata, mettendo nel frattempo a segno colpi di ottima fattura. (Impatto Sonoro)

Chiudete gli occhi e lasciatevi incantare da questo mondo intimo e splendente fatto di ninnananne ipnotiche, suoni galleggianti, parole lunari. Mono/Stereo di Lullabier è uscito a maggio ma la qualità davvero rara di quest’uscita indipendente impone di scriverne anche a distanza di qualche mese. Lunghissima la gestazione, a quanto racconta lo stesso Andrea Vascellari, anima del progetto: cinque anni di auto-produzione sono serviti per arrivare al nitore perfetto di queste nove tracce. Basterebbe questo, in un’epoca in cui tutti gli artisti cedono al consumismo dei singoli, per capire che un po’ di attenzione la merita. Cinque anni, eppure sono pochissimi gli strumenti in gioco: la voce doppiata, l’acustica che tiene gli accordi o arpeggia, il piano ultra minimal o l’elettrica che rintocca o geme in lontananza. Verrebbe da citare anche il riverbero, vista l’importanza che assume nel trasformare ogni canzone in un paesaggio sonoro simile alle cose che si vedono in un dolce dormiveglia. Davvero, può valere la massima che la semplicità è complessità risolta. La stasi estatica dello slowcore, la qualità onirica del dream pop, la dolcezza intima dell’indie folk: lungo la tracklist ogni minimo elemento appare perfettamente cesellato ed integrato in un insieme organico, con eleganza e consapevolezza artistica. La tracklist scorre con un ritmo lento ma perfetto, alternando il tema dell’isolamento (tracce dispari) a quello della condivisione (pari). Meritano una menzione i testi, che sono né più né meno che piccole poesie. La label Oltrelanebbiailmare ha curato di Mono/Stereo un’edizione limitata di 200 copie in CD, con triplo digisleeve e sovracopertina in carta da lucido. Questi sono i progetti da sostenere, facciamolo! (Sherwood)

Lullabier take their time in that time-honored slowcore tradition with the soothing “Mono/Stereo”. Everything about it possesses a lovely, dreamy disposition. Arrangements keep things to the essentials. The tracks offer a bit of intimacy for the group engages in some soothing interplay. By allowing such a simple beauty to take hold, they at times touch upon the grace of early Low records. Similar to those albums, they make sure that the whole is greater than the sum of parts. Not a moment is wasted for they make sure that each flourish counts. Right in the very center of it all are those gorgeous vocals that sing with so much contemplation. A gentle introduction into their world happens with the tender opener “Puzzle”. Delicate acoustic guitars weave together on the hopeful spirit of “Sixteen”. Their voices have such a careful approach for every word is weighted with so much importance. Surreal in its textures is the half-remembered dream of “Clover”. Careful work gives “Survey” an element of shoegaze to it for it wafts up into the sky. Easily the highlight of the album comes from the spacious serene scope of “Soliloquy” with its expertly meditative mood. With hints of folk comes the pleasant “Night”. An insistent beating heart lets “O.O.B.E.” shine through for the pulse gives it a sense of life. Bits of a jazzy disposition comes into focus with “Mirror”. Effortlessly closing out the entire album is the powerful “Curtain”. “Mono/Stereo” shows off the undeniable skill of Lullabier in crafting an aural universe that is uniquely their own. (Beach sloth)

08/05/2020

Lullabier - Mono/Stereo (W06)

We are happy to introduce Mono/Stereo, the new album by Lullabier distributed in a joint-venture with Italian cult ambient-oriented label Silentes/Oltrelanebbiailmare.

Mono/Stereo is a concept album in which the polar concepts of isolation and sharing constantly follow one another. Featuring a more acoustic focus compared to Lullabier's previous releases, it takes slowcore and dream-pop, and tunes them to a more intimate kind of songwriting. Folk-infused arrangements and minimalist structures flow throughout the album, guiding the listener across nostalgic and contemplative feelings..

Limited edition compact discs, which come in a triple digisleeve folded in printed tracing paper, with collages by Stefano Gentile and layout by Deison, are available from the following link: http://lullabier.bandcamp.com/album/mono-stereo

Label under: #slowcore #dreampop #songwriter #altfolk #minimalism

RIYL: Low, Sun Kil Moon, Galaxie 500, Gravenhurst


19/04/2020

Various Artists - Love In The Time Of Covid (W05)

We are proud to announce our new release Love In The Time Of Covid, an evocative benefit compilation in which an all-star team of musicians join forces to raise funds for the World Health Organization (WHO). It features only previously unreleased recordings by some of the most relevant acts from the slowcore, dreampop and drone-rock scenes.

The amazing artist roster - in order of appearance - is Dean Wareham (Galaxie 500, Luna), Idaho, Pall Jenkins (Black Heart Procession), Mark Rolfe (Lorna), Lycia, Matt Christensen (Zelienople), Jessica Bailiff, Barzin, Jon DeRosa (Aarktica), Chris Brokaw (Codeine, Come), Remora, Yellow6, Shores, Lullabier, Thorn1, If Thousands, and Coastal.

All proceeds will go to the COVID-19 Solidarity Response Fund (covid19responsefund.org), supporting WHO’s work to track and understand the spread of the virus, to ensure patients get the care they need and frontline workers get essential supplies and information, and to accelerate research and development of a vaccine and treatments for all who need them.

Please listen and donate here https://veniversus.bandcamp.com/album/love-in-the-time-of-covid and share the word if you can.

02/09/2018

"Nylon" reviews

Firetail goes for a subtle style with the subdued “Nylon”. By opting for such a delicate touch, the pieces resonate much more strongly. Over the course of the journey everything feels so soothing and so familiar. Every piece builds off the last, resulting in an unspoken narrative. By taking on a hushed awe, the pieces have a meditative quality to them. Volume works wonders in revealing the many charms, the gorgeous twists and turns that Firetail embarks upon. Gentle to its very core, Firetail’s restraint results in an interesting intersection of shoegaze meets drone, post-rock meets classical. Multifaceted, Firetail presents a soothing sort of realm one that feels vibrant.
Pastoral imagery flashes across the tactile work of “June Bugs” which opens the collection up with an understated gracefulness. Coming into bloom with such care the entirety of the piece works wonders, delving into a mysticism of sorts. On “Own Temple” the song burrows into the psyche, as various guitar feedback gathers greater levels of intensity. Usage of layers further ensures that the evolution of the track becomes outright impossible to fully pin down. By far the highlight of the collection comes at its conclusion, the intricate ornate “Rose Keeper”. Aptly named, the song possesses a tremendous amount of color. Embracing a hypnotic sort of looping everything simply revolves around the deeply felt heart of the piece, the tender tones.
With “Nylon” Firetail effortlessly merges ambient, rock, and drone into a satisfying reassuring whole. (Beach Sloth)

Firetail is the endeavor of Andrea Vascellari, who recorded this 14-minute EP in one take earlier this month. Aptly titled, Nylon features just classical guitar, albeit heavily processed. The result is a set of three short drones. The source material for each can be discerned with careful listening – vibrating, rattling, and scraping of strings. But from there Vascellari uses delays to overlap tones into rolling waves of sound that ebb and flow. While minimalist in nature, Nylon encompasses both pastoral and mildly harsh moments. Vascellari is at his best when unleashes rapidly morphing walls of noise that demand the listener’s attention. Still, Nylon can be enjoyed on many levels, and the detail therein will reward those who are looking for immersive or observational musical experiences. (Avant Music News)

After a three year wait, Italian artist/producer Firetail, aka Andrea Vascellari, has returned, with a new EP, Nylon. The three tracks are an original take on ambient music, having been performed entirely in one take and utilizing only a classical guitar. Eschewing the normal banks of synths, Vascellari creates a mesmerizing soundscape of varied sonic vibes. Lush and pleasing, he takes the classical guitar into otherworldly textures and soothing melodic structures, that at times suggest violin and cello. An altogether imaginative and welcome experience. Stream and buy Nylon at the link below. (Floorshime Zipper Boots)


Particolare interessante come Vittorio Veneto sia un luogo speciale per la musica: gruppi ed etichette di quella città hanno sempre qualcosa da dire e sempre su temi che mi trovano interessato, non credo che sia un caso. Se aggiungo poi che per motivi extra musicali è un posto che frequento, che mi piace la glera e anche il montasio… dovrei chiedere la residenza! Scopro solo oggi Andrea Vascellari (parente di Nico? non importa, attivo anche come Lullabier) e il suo progetto ambient drone Firetail: l’uscita digitale è davvero concisa, con tre brani per nemmeno un quarto d’ora di sola chitarra acustica ed effetti ma vale la pena non lasciarla da parte, soprattutto se siete come me fan dell’ambient tranquilla e malinconica. Tra tutti i riferimenti possibili quello di Nathan Amundson/Rivulets (uscito anche su Silentes, sempre di Vittorio Veneto) è il più vicino e non è un nome da poco: melodie dolci ed echi vi culleranno per quei pochi minuti e dopo vi ritroverete come alla fine di un breve sogno ad occhi aperti da pomeriggio di fine estate. (Sodapop)

24/02/2018

Firetail - Nylon (W04)

After a 3 years hiatus, Firetail (the drone music project of Andrea Vascellari) resurrects with Nylon, a brief EP which ringing and echoing chords are often buried under glimmering soundscapes of chilly tones.

All the songs have been played using just a classical guitar and a few stompboxes, and everything has been recorded in one single take.

Recommended if you like the minimalism of Stars Of The Lid, the calmness of Labradford, the genuineness of Flying Saucer Attack.

MP3 or Lossless files can be downloaded from BANDCAMP.

18/02/2018

"2512" reviews

Le feste natalizie sono terminate, l’atmosfera si è dissolta, le persone tornano alla loro routine con la speranza che i 365 giorni a venire siano migliori dei precedenti. Oggi mi ritrovo nel freddo e nebbioso nord-ovest Italia per parlarvi di un EP “2512” ,uscito poco prima dell’inverno, con i migliori propositi per non mancare all’appello sulla“lista dei buoni” di Babbo Natale. L’autore è Andrea Vascellari, in arte Lullabier, Classe ’85, in attività dal 2010, che si descrive come un “porta pacchetti di dream-pop & slowcore & drone & minimal-folk”. Ambientate nelle terre del nord-est Italia le quattro canzoni che compongono l’EP ci proiettano nei giorni prenatalizi di una cittadina ai piedi delle montagne Il primo brano Natale a Ceneda, scritto assieme a FARO, è una ninnananna da primo mattino che rimembra il dream pop anni ’90-2000 dei Grandi Laghi del Mid-West – in particolar modo quello di The Aluminium Group e Sufjian Stevens – ottima con il caffè al risveglio. Tra le sue note vengono raccontate classiche scene di gioventù rurale. Si prosegue con Natale a Serravalle, rivisitazione di Astro del ciel di mr. Franz Xaver Guber – un evergreen natalizio più conosciuto come Silent Night. Dopo un mini-intro noise, la lirica, le chitarre e i campanelli vengono accompagnati dalla voce del TG locale di Vittorio Veneto (TV) che annuncia fatti di cronaca locale in contrasto con l’atmosfera e i temi del Santo Natale. Troviamo poi una versione acustica di un suo singolo del 2009 (White Dizziness). Essa ci trasporta nell’immaginario di una passeggiata sotto la neve, Sparklehorse ed Elliot Smith sembrano essere muse per lui durante tutto l’ascolto e questo ci piace. La “favola natalizia” in cui ci porta Lullabier, termina con un suo brano più recente – With A Star del 2011- remixato da Brian John Mitchell. La versione originale presente in una compilation AA.VV. “Six Feet Compilation / Six Feet Below The Snow” con lo stesso tema natalizio, viene invece ora arricchita con riverberi molleggianti rendendola ancora più chamber e lo-fi ma con tanto di albero addobbato e calza sul camino. “2512” è un lavoro che ho apprezzato particolarmente in relazione al clima natalizio che i paesi medio piccoli della provincia creano e vivono. Il solstizio d’inverno e i suoi giorni circostanti, appaiono eccellenti per cullarsi con queste quattro semplici tracce, per qualcuno come per esempio il sottoscritto, su audiocassetta con vista camino e metro di neve in giardino. (Impatto Sonoro)

Did you wake up, as I did, wanting a super chill version of Low’s “Just Like Christmas,” sung in Italian? You did? Well, that works out well for all of us, as Vittorio Veneto’s Lullabier has realized our dream with the leadoff track on his wonderful new EP, 2512. The novelty of hearing this classic song in Italian is not the only draw to the song – the laid-back indiepop orchestration is absolutely beautiful. However, it is the small, but significant, addition of the cabasa (at least that’s what I think they are using – the hand percussion), that evokes a crackling fire and draws out a warmth in this song that I don’t think I have heard before. The other tracks are also excellent – I enjoy the layered spoken word of “Natale A Serravalle (Silent Night),” and the English-language “White Dizziness” is understated and gorgeous. Lullabier has made some wonderful choices, and is very much on my radar now, and I hope yours as well.
Bottom Line: Italy is on the board with this stellar cover by Lullabier, whose warm, beautiful orchestration and production has extracted new qualities from an already beloved song. (Christmas Underground)

Nuova pubblicazione per Lullabier, ossia Andrea Vascellari alfiere del dream-pop italico. Il minimal-folk singer di Vittorio Veneto presenta un E.P. di 4 brani di pura atmosfera natalizia in cui le brume e i colori del Nord Est si materializzano all’ascolto delle dolci e oniriche armonie disegnate dall’artista. Con Natale a Ceneda ci troviamo nel bel mezzo di una qualunque scena serale di una qualsiasi cittadina del Nord; gli amici, il girovagare tra bar e case e strade imbiancate. Natale a Serravalle è la rivisitazione suadente ed eterea del classico natalizio Stille Nacht; chitarre, campanelli e tappeti sonori soffusi e sognanti accompagnano armonie vocali alla Simon & Garfunkel. White Dizziness che fu nel 2009 il primo singolo di Lullabier, è ora riproposto in chiave acustica e soavemente psichedelica. Nuvole di riverberi e di emozioni nella conclusiva With a Star (Brian John Mitchell remix) brano del 2011, basato sul tema di Tu scendi dalle stelle, ora magnificamente pregno di sognante poesia. I quattro brani di questo “2512” ci trasportano in un viaggio sensoriale breve, ma intenso come solo un sogno può essere e proprio come un bel sogno lascia al suo svanire un dolce senso di dolcezza e nostalgia. Bello. (Distorsioni)

Couldn’t resist including, truth is it was on our radar a little while back but went astray in the great laptop hissy fit whereupon a sizeable amassing of sound clips went west. Now thankfully tripped across and rescued, this is Lullabier with the ridiculously adorable ‘Natale A Ceneda (feat. Faro)’ – a track taken from an EP’s worthy of cosy toed yuletide tingliness whose sparsely radiant peppering of snowy floral posies had us much of a mind to go rummaging out our prized stash of platters by the much missed Le Mans. That said equally tugging on the heart strings is the fragile and frail acoustic rub of ‘White Dizziness’ a wonderfully hymnal hued honey softly yearned in sleepy headed snow shimmerings. Mind you nothing quite hits the spot than ‘With A Star’ the Brian John Mitchell remix no less, who last time we checked was the head honcho of Silber records – who should hopefully be making several appearances here before the year end, this one demurringly dizzied in the image of Cheval Sombre. (The Sunday Experience)

Lullabier taps into a celebratory spirit on the soothing “2512”. Rather tender in tone, the songs unfurl with a gracefulness. Classical, chamber pop, and folk come together into a satisfying whole. Embracing space, the way these pieces seem to float on into the air feels so majestic. Vocals drift off as if in a fantastic dream. Melodies have a great richness to them, while at times flirting with nearly a drone-like ode. By choosing such a wide variety of styles, Lullabier ensures that the whole collection feels fully realized and emotionally moving. Things start off on a graceful note with the stylish soothing tones of “Natale a Ceneda (feat. Faro)”. Featuring a full choir, the entire track positively sparkles with joy. Guitar and piano intersect in such a gorgeous fashion. Little details go a long way, from the little flourishes of melody to the quiet rhythm. Multifaceted with its approach “Natale a Serravalle” celebrates togetherness with acoustic guitars drifting up into the air. Intimacy gives “White Dizziness (acoustic)” a lovely hue. Quite patiently Lullabier go for a meditative emotional approach, as the song unfurls with a degree of timelessness. Voices come together to become a great tapestry of sound. By far the highlight of the collection “With a star (Brian John Mitchell Remix)” feels akin to a sonic blanket, with the many layers working to deliver something that feels so reassuring. Ending the collection “With a star (Brian John Mitchell Remix)” feels the just right level of sleepiness. With “2512” Lullabier go for an intimate style, one that feels so warm and inviting. (Beach Sloth)

Quand mon artiste de slowcore italien préféré (mais non il n'y en a pas qu'un !) sort un EP de chants de Noël retravaillés dans sa langue d'origine, forcément je suis fortement intéressé. D'autant que si je ne suis pas forcément un grand amateur de tout ce qui touche aux fêtes de fin d'année, j'apprécie en revanche toutes les compositions originales ou interprétations décalées qu'elles peuvent faire naître chez les artistes "indés". Or il n'y a pas de ça ici, Lullabier restant extrêmement fidèle à l'esprit de Noël, tout en se réappropriant musicalement le truc. Bref, c'est beau, c'est relaxant mais ça reste difficile à écouter à un autre moment qu'en décembre...(Dans Le Mur Du Son)